Intervista a cura di Maddalena Maltese ed Elpidio Pota
La Laudato Si’ è un’Enciclica per tutti perché parla di una casa comune, dove i talenti di tutti sono necessari a ripararla e farla fiorire. Il reverendo Dr. Joshtrom Isaac Kureethadam, coordinatore del Settore “Cura del creato” presso il Dicastero Vaticano per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale e direttore dell’Istituto di Scienze Sociali e Politiche dell’Università Pontificia Salesiana di Roma non ha dubbi sulla comune responsabilità verso il nostro pianeta nel presente e nel futuro.
Come mette in pratica nel quotidiano i principi della Laudato sì, don Joshtrom? Ci confiderebbe una scelta quotidiana di Papa Francesco all’insegna della cura della nostra casa comune?
La mattina leggo l’Enciclica per tenermi ispirato. Un cambiamento può nascere dalle piccole cose che facciamo a livello pratico. Per esempio, è da venti anni che non guido, utilizzo mezzi pubblici o mi sposto a piedi. Da qualche anno evito la carne perché in Amazzonia quasi l’80% della deforestazione è collegata al pascolo e alla coltivazione di mangimi per gli animali. Con riferimento alle scelte quotidiane di Papa Francesco, penso alla fortuna che abbiamo di poterlo considerare il nostro modello: ha scelto di vivere in un appartamento con solo due camere e utilizza un’auto di seconda mano; è questa sua vicinanza ai poveri che ci ispira, risponde al grido della terra e al grido dei poveri.

Ci dica tre ragioni per cui è un dovere prendersi cura dell’ambiente?
La prima, perché è la nostra casa. Spesso ci dimentichiamo della nostra “casa grande”, la terra, che si concretizza nel territorio dove ci troviamo. Il secondo motivo è la responsabilità verso le generazioni future. Come scrive il Papa nella Laudato Si’, nel paragrafo 160, “che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi, ai bambini che stanno crescendo; che mondo, e che territorio, stiamo lasciando ai nostri figli e alle generazioni future? Sappiamo che in alcuni posti il territorio è avvelenato, per esempio a causa di sostanze tossiche, pesticidi; stiamo avvelenando la nostra casa”. Il terzo motivo è di fede e di sacralità. Per noi cristiani, nella Genesi 2:15, Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino dell’Eden, affinché lo coltivasse e custodisse. Questa casa ci è stata affidata. Il primo comandamento che il Signore da nella Bibbia è quello di coltivare questo giardino, la casa comune. La creazione è un dono che scaturisce dalla mano aperta del Padre di tutti, una realtà illuminata dall’amore che ci convoca ad una comunione universale.
Il tema della giornata della Terra 2021 è Restore Our Earth. Cosa significa nel post pandemia ricreare, rigenerare il nostro pianeta insieme?
Mi vengono in mente due elementi. Il primo, è che la nostra casa stava già sprofondando a causa della crisi climatica e dell’inquinamento. Il covid ci ha fatto vedere un’altra faccia della crisi, il danno agli ecosistemi e alla biodiversità. Il secondo aspetto, è quello della comunità. Il covid ha rivelato come tutto è intimamente connesso. Abbiamo bisogno non solo di operatori sanitari ma di reti, di comunità: solo assieme possiamo sopravvivere, ricreare e rigenerare. La comunità è la famiglia, la piccola città, il luogo di lavoro, la parrocchia. La comunità si riflesse anche nel titolo della Laudato Si’, “casa comune”, una casa che gestiamo assieme in solidarietà. La solidarietà è il passo di prenderci cura dei più deboli, insieme, come si fa in una famiglia quando qualcuno sta male.