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Segna un goal per il clima

Che tipo di mondo vogliamo lasciare a quelli che verranno dopo di noi, ai bambini che stanno crescendo? Il grido della terra e il grido dei poveri non possono più aspettare. Prendiamoci cura del creato”. L’invito che papa Francesco ha rivolto ai piccoli e ai grandi, all’Occidente e all’Oriente, è pressante e non può lasciare indifferenti soprattutto in tempi di Coronavirus e durante la settimana della Laudato sì, che il 24 maggio celebra il quinto anniversario. Questa lettera, scritta dal papa, è un richiamo forte alla custodia del creato e delle sue creature. Senza questa visione ecologica integrale la cultura dell’ingiustizia, dello scarto, dello sfruttamento prende il sopravvento. 

Il goal 13 dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile lavora proprio sugli effetti del cambiamento climatico sulla vita delle persone e chiede di agire per limitare le emissioni di gas serra che alterano il clima. Il blocco seguito alla crisi del Coronavirus ha rallentato la produzione di questi gas, ma non ha provocato una vera e propria conversione ecologica, quella che chiede papa Francesco e quella messa in atto dai Kisêdjê.

La storia Il Mato Grosso in Brasile è una delle aree con maggiore biodiversità del mondo. Il popolo Kisêdjê ci vive da secoli, ma negli anni ’60 erano rimasti appena 62 membri. Tutti gli altri erano stati decimati dalle malattie e dai conflitti con minatori e allevatori che si erano impadroniti della loro terra. La deforestazione li ha costretti a spostarsi e a cercare nuovi territori fino a quando hanno riscoperto che solo un albero che ha accompagnato i loro riti religiosi, prodotto medicinali, offerto frutti gustosi per condire i piatti, avrebbe potuto restituirgli terra e identità. Il Pequi, questo albero quasi estinto, è stato ripiantato dai Kisêdjê nell’ordine di tremila esemplari e ogni anno consente di estrarre circa 300 litri d’olio combinando nuove tecnologie a metodi tradizionali. Sono le donne ad occuparsi della raffinazione dell’olio e della distribuzione degli utili, poiché dal 2011 infatti un’associazione costituita dai popoli nativi è entrata in una filiera etica e sostenibile che ha aperto mercati nella cosmetica e nell’alimentazione, ottenendo anche il sostegno di Slow-food. Tutti i proventi vanno alla comunità che paga i lavoratori e reinveste nella piantagione di nuovi alberi per risanare la terra. Nel 2019, l’associazione indigena Kisêdjê ha ricevuto il premio Equator per l’impegno nel combattere il cambiamento climatico e promuovere lo sviluppo sostenibile.

Conosci 
Lo sai che:
1,3 milioni sono le vittime delle catastrofi climatiche degli ultimi 20 anni.
26 trilioni di dollari sono i benefici che innescherebbe un’azione mondiale per il clima.
45% è il calo di emissioni di CO2 necessarie per mantenere il riscaldamento a 1,5 ° C.

Agisci

La testimonial di questo goal è Grace Ramirez che ci insegna ad agire per il cambiamento climatico anche in cucina, con alcune azioni davvero semplici. Qui ne illustriamo 3; le altre vi invitiamo a scoprirle guardando il video.

– Consumare più verdura e meno carne rossa, la cui produzione richiede molta acqua ed energia.
– Comprare da produttori locali e solo verdure di stagione per risparmiare sui trasporti e limitare l’inquinamento.
– Quando organizza una festa, Grace invita i suoi ospiti a portare dei contenitori e distribuirsi gli avanzi. Lo fa per evitare sprechi. Nel mondo ogni anno un terzo del cibo prodotto si butta nella spazzatura.

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