Un progetto di educazione al riciclo e alla tutela dell’ambiente ha coinvolto oltre 200 bambini e 50 famiglie di Bujumbura offrendo un modello di riuso di plastica e carta.
Paese senza sbocco sul mare nell’Africa orientale, il Burundi è classificato dalla Banca Mondiale come nazione densamente popolata, con un’economia e uno sviluppo umano deboli e con l’80% della popolazione impiegata nel settore agricolo. Situato nella regione dei Grandi Laghi, è abitato da 13,2 milioni di persone (2023), il 50,3% delle quali sono donne e il 41,5% giovani sotto i 15 anni. Progressi significati sono stati realizzati nel campo dell’istruzione, dopo che nel 2005 è diventata gratuita, almeno per il ciclo delle elementari. Nell’anno scolastico 2022/2023 il numero di iscritti ha superato il 118%.
Bujumbura, la capitale economica del Paese lotta per gestire le enormi quantità di rifiti generati dai suoi quasi 400.000 abitanti e depositati in una discarica all’aperto, incontrollata, dove i rifiuti vengono mescolati senza alcun controllo o scartati a mano dalle persone per essere rivenduti e generare una piccola entrata. Il rischio di contrarre malattie ed intossicazioni e altissimo e nonostante il governo assieme ad alcune agenzie delle Nazioni Unite abbia iniziato dei progetti per adattare le infrastrutture e le attrezzature di gestione della quantità e del tipo di rifiuti generati, i tempi di realizzazione si stanno rivelando lunghi.
La Fondazione Mario Diana in collaborazione con AFN, l’associazione internazionale delle famiglie del Movimento dei focolari ed il centro Chiara Luce Badano a Kinama, nel nord di Bujumbura, ha voluto investire in un progetto locale di formazione al riciclo e al riuso dei rifiuti: 4BUBU-Burundi. Forte dell’esperienza nelle scuole del territorio, dove il progetto educativo Seguimi ha raggiunto oltre 27.000 studenti, docenti e famiglie formando alla sostenibilità e all’economia circolare, la Fondazione da ottobre 2024 ha coinvolto i circa 200 bambini che frequentano il centro a ripensare la loro convivenza con i rifiuti.
La plastica nel quartiere di Kinama è di casa o meglio è in strada, poiché non è attivato alcun sistema ufficiale di smaltimento e separazione della spazzatura.
I bambini che frequentano il Centro sociale hanno partecipato ad un’azione di pulizia del quartiere, raccogliendo la plastica e trasformandola con creatività in oggetti decorativi, come cestini, contenitori e corde. Pulire le strade attorno al Centro, non è stata una semplice azione ecologica. I corsi di formazione che hanno preceduto l’attività hanno messo in moto il senso di responsabilità e cura per il proprio territorio, l’impegno per il bene comune che passa anche dal non gettare i rifiuti, ma dal riusarli con consapevolezza e funzionalità. Sui banchi, assieme ai figli sono tornati anche i genitori perché l’impegno alla cura è una scelta, non solo del singolo, ma dell’intera famiglia. I giovani del quartiere, ma anche di alcune località limitrofe si sono concentrati sulla raccolta e sul riciclo della carta riutilizzata come combustibile da cucina. Per lo svolgimento di queste attività, i finanziamenti della Fondazione hanno consentito l’acquisto di cestini, rastrelli, pale, guanti, sacchi. Secchi della spazzatura sono stati posizionati davanti a tutte le classi del centro e nel quartiere.
A beneficiare del sostegno della Fondazione è stato a che il Centro sociale stesso, dove sono state installate protezioni dalla pioggia, grondaie per raccogliere l’acqupiovana, lampioni che assicurano la sicurezza, ma che allo stesso tempo permettono ai bambini di studiare anche di sera. I servizi igienico-sanitari sono notevolmente migliorati grazie alla costruzione di un canale di scolo. Il centro Chiara Luce Badano assicura agli ospiti un’istruzione ufficiale, ma anche un’istruzione informale come quella sulla formazione alla tutela dell’ambiente nei luoghi pubblici, ma anche nelle proprie abitazioni.
Riciclare insieme ha insegnato ai bambini a collaborare e a diventare una squadra: caratterische che si sono rivelate fondamentali anche per i corsi di costruzione della pace in un Paese che solo nel 2005 ha posto fine ad una sanguinosa guerra civile tra due etnie e che ora come non mai ha bisogno di nuove generazioni proiettate alla convivenza civile e pacifica, come si sperimenta nel Centro Chiara Luce Badano. Riciclo e pace, non sono un binomio immediatamente associabile, ma il progetto 4BUBU-Burundi ha mostrato che è possibile educare al cambiamento comunitario e alla riconciliazione anche attraverso il riuso delle plastiche e della carta, nonostante gli oltre 8.800 chilometri che separano Caserta da Bujumbura.
Maddalena Maltese