Se nel 2021 abbiamo celebrato “il 50° anniversario della Giornata Mondiale della Terra in piena pandemia, la prima dell’era globalizzata, la peggiore dalla fondazione delle Nazioni Unite”, nel 2022 facciamo, ancora, i conti con un’intensificazione dei contagi da Covid e con una guerra, brutale e inattesa, alle porte di casa nostra.
Il 52° anniversario della Giornata della Terra è all’insegna della minaccia. Una minaccia che ferisce i popoli, mina i trattati e le istituzioni internazionali, valica le frontiere, attenta alle economie e al lavoro; mostra un mondo che non cessa di essere fragile, anche se in corsa e iperconnesso.
Una guerra nel cuore d’Europa, non solo ci catapulta indietro, in un passato tragico, ma rischia di compromettere gli sforzi, gli impegni, le azioni messe in atto a tutela del nostro pianeta, intensificando la crisi climatica ed ambientale.
Discutere di ambiente e di Green Deal, oggi, mentre assistiamo impotenti alle migliaia di morti civili, ad una crisi di rifugiati senza precedenti, ad un crollo economico globale, ad una corsa sfrenata per l’approvvigionamento di risorse energetiche, potrebbe apparire paradossale.
Invece è proprio il momento di agire: qui ed ora. Accelerare il processo di transizione verso una reale e concreta economia circolare, accompagnata da una semplificazione burocratica libererebbe le energie e le creatività già in moto nel nostro Paese e spingerebbe a articolare differentemente, in maniera decisiva, la dipendenza dall’approvvigionamento di risorse energetiche e di materiali dall’estero.
Una prova è il provvedimento, approvato lo scorso 22 marzo, sul digestato. Questo materiale solido, ottenuto dalla digestione anaerobica di alcune sostanze, agisce come un fertilizzante organico. Averne approvato e incoraggiato l’utilizzo con una norma ad hoc, implicherà un’indipendenza del 70%, dai fertilizzanti azotati prodotti da Mosca. La crisi ucraina ha accelerato la semplificazione di misure a favore delle fonti rinnovabili, dell’efficientamento e del risparmio energetico, della riparazione e del riutilizzo, del riciclo di materiali.
Questo conflitto al cuore dell’Europa, ci mostra che non sono solo le armi o gli aiuti umanitari ad intervenire in un contesto globale di crisi: politiche ambientali concrete, efficienti e tempestive sono altrettanto urgenti e necessarie per chi quella guerra la subisce da vicino e per tutti noi che vi partecipiamo a distanza. Questo conflitto ha un potere taciuto: quello di determinare il presente del nostro pianeta o di apporvi un’ipoteca ulteriore per il futuro.
Il mondo sta cambiando in fretta ed è il tempo dell’azione per fare della transizione ecologica e la giustizia ambientale politiche concrete di pace, rispetto dell’ambiente e dei diritti umani.
È arrivata l’ora di scegliere, definitivamente, da che parte stare.