L’intero pianeta sta affrontando una gravissima crisi sanitaria, così grave che l’OMS ha dichiarato ormai da più di un mese una pandemia globale; nel corso del novecento e nel primo ventennio del 2000, il mondo ha attraversato ben 7 pandemie che hanno generato milioni di morti, spesso con conseguenze catastrofiche per intere generazioni, ma forse mai come prima d’ora l’emergenza legata al Covid-19 sta avendo un’impatto devastante non solo sulla sanità e sull’economia mondiale ma soprattutto sta modificando in maniera innegabile le quotidianità delle persone in tutte e cinque i continenti.
Il Covid-19 cambierà inevitabilmente le nostre vite, il nostro modo di essere, già stravolto in queste lunghe settimane di isolamento forzato ma necessario; il mondo come lo conoscevamo non sarà più quello di una volta almeno per i prossimi mesi a seguire se non per i prossimi anni. Anche quando l’emergenza sarà calata e le curve di contagio rasenteranno lo zero, sarà difficile ritrovarsi come prima e vivere momenti di condivisione in luoghi pubblici affollati, tornare a riempire teatri e cinema, luoghi di lavoro o le tribune di uno stadio.
Come cambieranno quindi le nostre vite? In che modo possiamo inventare una nuova normalità? Come possiamo migliorare quello che ha generato tutto ciò? Pensiamo a quanto sia fondamentale l’igiene pubblica ma anche quella privata come lotta al Covid-19. Lavarsi le mani è uno degli strumenti più semplici ed efficaci per contrastare il virus ma anche più difficile da immaginare per certe zone del mondo. Pensiamo ai migranti che lavorano come braccianti per la raccolta di prodotti agricoli nelle campagne del sud Italia, ai tanti campi di rifugiati sparsi per il mondo. Zone dove non esistono le minime norme di sicurezza sanitaria, dove l’acqua potabile è scarsa. Reinventare il nuovo mondo sarà sicuramente difficile, riorganizzare le nostre vite non sarà facile ma non impossibile; possediamo già degli strumenti su cui i governi nazionali stanno lavorando per raggiungere quelli che sono gli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU. I 17 obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite rappresentano il primo tassello per ricostruire un mondo più sostenibile, più rispettoso del territorio e dell’essere umano.
Se nel nostro piccolo, ognuno di noi modificherà alcuni comportamenti, se agiamo in maniera responsabile verso gli altri e verso l’ambiente allora potremmo vivere in un mondo migliore e per questo motivo, come Fondazione Mario Diana, abbiamo immaginato 10 buone azioni per l’ambiente; un countdown iniziato il 12 aprile e che ci ha portato fino al 22 aprile, alla 50° Giornata Mondiale della Terra.
Azioni semplici ma indispensabili, tutte legate singolarmente ad uno degli obiettivi di sviluppo sostenibile; non sprecare acqua, consumare cibo in maniera responsabile e privilegiare il km0, utilizzare la bicicletta per gli spostamenti in città, condividere cultura attraverso il book sharing, costruire città più inclusive dove la solidarietà sia per tutti e tutte, privilegiare l’uso di veicoli elettrici oppure il car sharing con le dovute precauzioni. Tutte azioni di responsabilità sociale che ci portano a quella del 22 aprile, legata all’Obiettivo 15 dell’ONU, La vita sulla Terra. La buona azione scelta in questo caso è un verbo che assume un valore fondamentale oggi, curare. Curiamo la nostra terra, curiamo i nostri anziani, curiamo chi ci sta vicino, prendiamoci cura di chi ne ha bisogno. Inventiamo una società più umana, per l’ambiente e per noi che l’abitiamo.
Ogni giorno una buona azione perché #andràtuttobene ma dobbiamo fare la nostra parte!